Edificata in cima a una collina sovrastante il borgo di Celante, lungo la val Cosa, denominata “Colle Monaco”, il cui nome forse si lega a un eremitaggio, o alla presenza di un “muini” ovvero sacrestano, già meta delle antiche rogazioni, la chiesa di San Daniele è documentata già nel 1338, e venne eretta su un sito contrassegnato da un insediamento tardo antico, come attesta anche il ritrovamento di una guarnizione ferra proveniente da una cintura di un guerriero longobardo. Col terremoto del 6 maggio 1976 chiesa e campanile crollarono e vennero in seguito restaurate: ad aula e presbiterio quadrato, con tozza torre campanaria monofora, che racchiude due campane fuse nel 1894 presso la fonderia De Poli di Udine cui si aggiunse la grande nel 1925, la chiesa era decorata in antico ad affresco come documentano le foto d’epoca, ante terremoto del 1976, nelle quali è ancora visibile una imponente figura tardo trecentesca con un San Cristoforo sulla parete sud. Al suo interno conservava due altari lignei, una cappella dedicata a San Floriano effigiato in una statua lignea, e una statua del santo titolare datata sul piedistallo 1514 e attribuita a Giovanni Antonio da Carona detto il Pilacorte, raffigurante San Daniele benedicente con due leoncini ai suoi piedi, tutte opere ora custodite nella chiesa di San Carlo a Paludea.