Al 1484 risale forse la sua prima opera friulana storicamente documentata, ovvero il portale di San Pietro a Travesio, la più importante e antica pieve dello spilimberghese: a seguito dell’ampliamento della chiesa il portale è stato fortunatamente ricomposto integralmente come accesso alla sagrestia, con la data bene impressa nell’architrave poggiante su due pilastri decorati a candelabre. In questo primo esempio la decorazione è semplificata e serti vegetali si dipartono da vasi alla base dei pilastri arricchendosi nello sviluppo verticale con frutta fiori, uccellini, in un modellato vigoroso, a spigoli vivi. Un Angelo Annunciante e la Vergine, con il Padre Eterno, ora collocati sull’architrave, completano l’opera emergendo alla luce con un panneggio semplificato e volti ben definiti nelle diverse tipologie ed espressioni. E sempre in San Pietro si conserva un fonte battesimale (1490) piuttosto massivo, dove i putti prendono corpo sottoforma di tre angioletti musicanti seduti, con disinvoltura, sopra cartigli. Come noto l’abside della pieve è stata affrescata dal Pordenone in due fasi, e i documenti raccontano che Pilacorte e Pordenone si incontrassero proprio a Travesio, esattamente sul Ponte sul Cosa, in occasione della definizione dei pagamenti dovuti da parte dei camerari della pieve di San Pietro al Pordenone stesso.
Salendo lungo la val Cosa, verso Clauzetto e a pochi chilometri dalla pieve di Travesio, ritroviamo nella Chiesa di S. Maria del Latte a Zancan di Travesio (1505) , una sequenza di cherubini a scandire il portale che nella lunetta conserva l’altorilievo con la Madonna che allatta il Bambino, mentre lo stipite sinistro reca la data e la firma con l’inconfondibile sigla del Pilacorte.
A pochi chilometri di distanza, ritroviamo una tipologia affine a quelle messe in atto a Travesio: al 1485 si data il fonte battesimale a Meduno, nella Chiesa Parrocchiale, in parte smembrato, dove dalla coppa costolata si affacciano volti di cherubini alati e paffutelli, che si guardano in giro sgranando gli occhi. Un fonte battesimale si conserva nella chiesa di Sant’Andrea a Sequals (1497), dove i puttini reggono come telamoni la vasca battesimale, isolato da una balaustra decorata a candelabre proveniente dall’antica chiesetta di San Nicolò, sempre a Sequals, su cui si legge l’iscrizione “LAETATUS SUM IN OMNIBUS OPERIBUS OB SOLECITUDINEM JO. ANT. PILACORTE MCIII”. In san Nicolò Pilacorte risulta attivo intorno al 1503, come attesta anche il portale, scolpito con testine di cherubini e l’effigie del santo in bassorilievo sullo stipite, una presenza questa importante del Pilacorte a Sequals, ricordata anche da una via dedicata.