Biografia Odorico Politi

Odorico Politi (Udine, 29 gennaio 1785 – Venezia, 18 ottobre 1846)
Figlio di Giacomo Politi e Chiara Simonetti, e appartenente a una famiglia originaria di Clauzetto trasferitasi a Udine a fine Settecento divenuta benestante grazie al commercio del legname e ricca di vocazioni ecclesiastiche, Odorico dopo aver frequentato a Udine gli studi classici e appreso i principi del disegno dall‘abate Giovanni Battista Tosolini, nel 1806 si reca a Venezia dove frequenta l’Accademia delle Belle Arti alla scuola di pittura di Teodoro Matteini. Qui si esercita nello studio dell’Antico, secondo i principi dello stile Neoclassico e si accosta alla ritrattistica sull’esempio del maestro, interprete aggiornato di un classicismo di ascendenza anglo-romana.
Nel 1809 concorre per un pensionato accademico a Roma, vinto però dai compagni di studio Francesco Hayez e Giovanni Demin, con i quali soggiorna a proprie spese nella capitale, entrando nell’orbita di Antonio Canova che li indirizza allo studio di Raffaello oltre che alla copia delle antichità romane. Rientrato a Udine nel 1812, mette in pratica i principi dell’affresco appresi a Roma decorando con scene figurate di carattere mitologico la casa paterna, in via Poscolle, dove al primo piano, in un’ampia sala rettangolare, raffigura gli Amori di Giove ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, e una scena con Alessandro che dona Campaspe ad Apelle, ed inoltre affresca una sala del palazzo palladiano dei conti Antonini con episodi dall’Odissea e soggetti socratici.

Nel 1818 a Milano consegue il gran premio di pittura di Brera con La lucerna di Anassagora (Milano, Brera) conquistando una solida fama. Oltre alla pittura di storia e mitologica, si dedica alla ritrattistica coniugando realismo descrittivo e intensità psicologica, come nei ritratti dei fratelli Antonio e Giovan Battista Bartolini, conservati insieme a molti suoi bozzetti e studi a Udine, presso i Civici Musei di Storia e Arte, dove si conservano anche suoi autoritratti, il ritratto di Antonio Canova e la celebre Modellina nel quale l’artista va fissando il suo ideale raffaellesco di bellezza femminile.

Tra le varie pale d’altare, oltre a quella di San Giovanni Battista, donata alla chiesa di San Giacomo di Clauzetto nel 1824, e alla Vergine del Rosario (1835) dipinta per la chiesa di San Michele Arcangelo di Vito d’Asio, realizza opere sacre per le chiese di San Cassiano, San Felice e San Luca, a Venezia, per il Duomo di Rovigo, oltre che per varie località del Friuli, tra cui la monumentale pala con la Carità di San Martino a Bertiolo, la Madonna col Bambino per il Chiesa di S. Maria in Castello Udine, per Attimis, per Felettano, Gesù che consegna le chiavi a San Pietro per Tarcento, fino alla monumentale pala con la Gloria di Sant’Antonio per la Chiesa di Sant’Antonio Nuovo a Trieste (1838).

Nel 1831 all’annuale mostra milanese espone con successo Elena giocata ai dadi tra Teseo e Piritoo (Treviso, Museo civico) e nello stesso anno entra come insegnante all’Accademia di Venezia, succedendo nel 1838 come titolare alla cattedra di pittura al suo maestro Matteini. La commissione di maggior prestigio impegna nuovamente dal 1837 Politi come frescante nella Pace circondata da virtù e geni dell’Olimpo, allegoria dedicata a Francesco I, per il soffitto della grande sala di Palazzo Reale a Venezia. La critica ha sottolineato le qualità cromatiche ed espressive della ritrattistica di Odorico Politi, e il suo ruolo di transizione tra il neoclassicismo e le istanze della pittura romantica, grazie a una pittura sensibile alla riscoperta della tradizione veneziana cinquecentesca e ai suoi valori tonali, principale eredità lasciata dal suo insegnamento accademico ai tanti suoi allievi.

www.dizionariobiograficodeifriulani.it/politi-odorico/