Il paesaggio culturale tra la val d’Arzino e la val Cosa

Il paesaggio culturale del territorio che si estende tra la val d’Arzino e la val Cosa si presenta ricco di testimonianze artistiche e architettoniche grazie in particolare alle opere realizzate da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone, uno dei maggiori freschisti del primo Cinquecento, qui documentato in più momenti della sua attività, e in particolare con la sua prima opera datata e firmata nella chiesa di Santo Stefano a Valeriano (1506). Nel giro infatti di pochi chilometri infatti, ritroviamo una decina d’anni dopo il Pordenone attivo nella pieve di San Pietro a Travesio, e quindi nuovamente al lavoro nelle chiese di Valeriano, Pinzano al Tagliamento, con una puntata a Lestans, e infine ancora a Travesio per ultimare quella che è la sua più ampia e impegnativa opera ad affresco realizzata in Friuli, la sua “cappella Sistina”: in un crescendo di invenzioni figurative, l’artista ci mostra i progressi della sua arte e le tante facce del suo pennello, passando da una composta monumentalità a un teatrale dinamismo, dalla dolcezza delle espressioni delle sue Madonne alla violenza del racconto, coinvolgendo il visitatore nello spettacolo della sua pittura da vero “pittore moderno”, caratteri che ne fanno uno dei protagonisti del Rinascimento.

Qui, nelle stesse chiese e per le stesse confraternite per cui lavorò il Pordenone, tra fine Quattrocento e primi Cinquecento ha intensamente operato anche lo scultore Giovanni Antonio Pilacorte, colto interprete di un rinnovato classicismo nell’ideazione e decorazione di portali, altari, acquasantiere, che si riforniva della pregiata pietra dalle vicine cave pedemontane, e anche l’allievo prediletto e continuatore della maniera del Pordenone, Pomponio Amalteo per non dimenticare la presenza di dipinti di maestri dell’arte veneta settecentesca come Gianantonio Guardi, ma anche, in epoca contemporanea, delle opere realizzate da Vittorio Basaglia e da Nane Zavagno.

L’ importanza storica e strategica di questo territorio si lega alla cosiddetta “stretta di Pinzano”, ovvero al principale guado sul fiume Tagliamento tra le alture e i rispettivi castelli di Pinzano e Ragogna, passaggio privilegiato lungo l’antica strada romana che da Concordia Sagittaria si collegava alla via consolare Julia Augusta nei pressi di Gemona, per poi proseguire verso il Norico. Denominata in epoca medioevale via di Allemagna, a sottolineare l’incontro tra il mondo nordico e quello mediterraneo, l’antica via collegava l’Europa all’Adriatico, e coincideva in parte con la Romea strata percorsa dai pellegrini provenienti dal Nord diretti a Roma, Gerusalemme e Santiago, attraversando il Tagliamento tra Ragogna e Pinzano per proseguire poi in direzione di Spilimbergo.

Si tratta inoltre di un paesaggio culturale che offre percorsi naturalistici tra antichi boschi planiziali, acque correnti, colline argillose disseminate da castelli, ricche di vigneti e alberi da frutta, e anche spettacolari viste panoramiche che spaziano lungo l’alveo del Tagliamento, oltre che testimonianze legate alla Grande Guerra (Memoriale Germanico e itinerari) e nuclei abitativi in pietra sopravvissuti alle distruzioni del terremoto del 1976 che rivelano ancora, a ben guardare, l’abile intaglio degli scalpellini, e la dimensione intima e raccolta di antichi cortili.