Sulle orme del Pordenone Giovanni Antonio de Sacchis

“LAVORANDO IN CONTADO”, TRA VALERIANO, PINZANO E TRAVESIO

L’instabilità politica di Pordenone, contesa tra i veneziani e i tedeschi imperiali, con i conseguenti saccheggi, carestie e pestilenze, e proseguita almeno fino al 1511, anno segnato da terremoto e dalla rivolta popolare, porta nel primo decennio del secolo il giovane Giovanni Antonio de’ Sacchis  a trasferirsi “in contado” dimorando a Spilimbergo e facendo pratica nell’arte dell’affresco. Nella prima edizione delle Vite (1550) Giorgio Vasari così descrive questo primo periodo della vita di Antonio: “Avendo dunque lui apparato i principii dell’arte, fu forzato, per campare la vita da una mortalità venuta nella sua patria, cansarsi; e così trattenendosi molti mesi in contado, lavorò per molti contadini diverse opere in fresco, facendo a spese loro esperimento del colorire sopra la calcina”. Giovanni Antonio tornerà un decennio dopo in questi luoghi, e da artista ormai affermato, dimorando nel corso del 1524 nuovamente a Spilimbergo dove realizza le portelle dell’organo del Duomo, dando prova dei suoi arditi scorci e dello stile scenografico che ne accompagna la fama di “pictor modernus”, e oltre a varie altre commissioni per conto dei Signori di Spilimbergo, è anche impegnato come frescante tra Valeriano, Pinzano e Travesio.

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